giovedì 9 maggio 2013



Il nemico numero uno: i radicali liberi

Chi sono?

La materia vivente è costituita da molecole che, come sapete, sono a loro volta formate da atomi circondati da elettroni. Questi elettroni sono generalmente appaiati. Esistono atomi o frammenti di molecole che hanno un elettrone spaiato. E’ proprio tale anomalia che determina un radicale libero. Di conseguenza, quest’ultimo ha la caratteristica di essere molto instabile. L’ossigeno è alla base dei principali radicali liberi, ed è un paradosso in quanto l’uomo ha un assoluto bisogno di questo gas per vivere. Senza addentrarci in dettagli troppo complessi, sappiate che esistono 4 tipologie principali di radicali liberi:
  • Lo ione superossido, che è fabbricato dall’organismo al momento della produzione di energia oppure come strumento di difesa contro talune aggressioni quali allergie o infezioni. E’ prodotto da alcuni globuli bianchi (macrofagi, neutrofili, monociti). Una volta vinta la battaglia contro l’agente aggressore, questi ultimi interrompono la loro produzione. In un organismo sano, lo ione superossido è generalmente ben controllato dall’enzima superossido dismutasi, come vedremo in seguito.
·        Il radicale idrossile è molto più pericoloso e costituisce la principale causa dei danni che si producono nelle nostre cellule con l’avanzare dell’età e nel corso di malattie infiammatorie e degenerative. E’ in grado di provocare la distruzione parziale o totale dei geni, delle varie molecole, delle proteine, degli acidi grassi, delle vitamine, ecc. E’ lui il nemico numero uno. Deriva dall’errato controllo del ferro e del rame, ma può anche essere prodotto dalle radiazioni ionizzanti di origine naturale o umana.
  • Il perossinitrito, temibile quanto il radicale idrossile. Si forma quando lo ione superossidasi incontra derivati nitrati. Si fissa alle proteine ed ai geni che deforma e danneggia.
  • L’ossigeno singoletto non è esattamente un radicale libero ma è assimilabile a questi ultimi. Deriva dall’azione del sole (ultravioletti) e delle radiazioni ionizzanti. Attacca il collagene, ossia la proteina che rappresenta il principale costituente dei tessuti connettivi e quindi del tessuto sottocutaneo. E’ lui il responsabile delle rughe della pelle.

Sono utili o nocivi?

Anche in questo caso, ci troviamo in un totale paradosso. L’organismo è aggredito e continuamente danneggiato dai radicali liberi che sono responsabili dell’invecchiamento e probabilmente di molti disturbi e malattie. E tuttavia, per sopravvivere, il corpo umano ha bisogno di questi ultimi. In realtà, risulta quindi impossibile evitare la produzione di radicali liberi ed il nostro obiettivo è mantenere intatti i mezzi che consentono di regolarne la produzione, di sfruttare i meccanismi di eliminazione e quindi di equilibrare le loro azioni positive e negative per l’organismo.

Il nostro organismo sfrutta la capacità distruttiva dei radicali liberi per combattere i nemici esterni (virus o batteri) o per scindere la molecola di Ossigeno e poterla dunque utilizzare.

D’altro canto, i radicali liberi svolgono anche un’altra funzione particolarmente importante: controllano le contrazioni del tessuto liscio che riveste l’interno dei vasi sanguigni, intervenendo così nella circolazione del sangue.

Infine, il corpo deve costantemente rinnovare le proprie cellule, ciò significa che deve eliminare le cellule vecchie, danneggiate o anormali. Per farlo necessita di uno strumento di demolizione. Se questo meccanismo non esistesse, le cellule anomale rimarrebbero presenti e rischierebbero di provocare malattie, in particolare in alcune forme di cancro. Del resto è molto probabile che alcune di queste cellule anomale sfuggano al meccanismo mediante l’attivazione di un programma di sopravvivenza e che questo costituisca forse la vera origine della malattia cancerosa. Lo strumento di demolizione sono i radicali liberi.

Quando la produzione dei radicali liberi è sotto controllo, tutto procede perfettamente. Tuttavia, se tale controllo sfugge all’organismo e la loro quantità supera le capacità di questo stesso organismo, essi attaccano rapidamente le cellule: questo fenomeno è definito Stress Ossidativo.

Ne consegue una serie di danni, tra cui i più gravi sono:
·        L’invecchiamento: perdita di elasticità dei tessuti, comparsa di rughe e di segni colorati sulla pelle. Non dimentichiamo che ciò che si osserva all’esterno è presente anche all’interno del nostro corpo. Il degrado è lo stesso.
·        L’arteriosclerosi: i radicali liberi in eccesso attaccano e trasformano il cattivo colesterolo (LDL) e provocano l’accumulo di placche ateromatose nei vasi sanguigni con tutte le conseguenze che possono derivarne (infarto, ictus, trombosi, arteriti, ecc.).
  • La degradazione delle membrane cellulari: grave alterazione degli scambi cellulari, ossia dei passaggi attraverso la membrana. Questo fenomeno deriva dalla degradazione degli acidi grassi.
  • L’ossidazione delle proteine, in particolare quelle del cristallino che provocano la cataratta.
  • L’alterazione dei geni cellulari e del normale programma della cellula. Così, se sono coinvolti i geni responsabili della divisione cellulare oppure, secondo gli ultimissimi lavori, il gene repressore del programma di sopravvivenza che ogni cellula contiene, si scatena un cancro.
  • La comparsa di malattie neurodegenerative, quali il morbo di Parkinson, di Alzheimer …
  • L’abbassamento delle difese immunitarie: anche malattie come l’aids sembrano in parte legate ad un eccesso di radicali liberi.


Come vengono prodotti ?

Come abbiamo visto, una parte dei radicali liberi viene prodotta dai globuli bianchi al momento delle aggressioni infettive da parte dei globuli rossi, per permettere loro di utilizzare l’ossigeno, e da tutte le cellule in presenza di trasformazione dell’ossigeno o di qualsiasi sostanza che alimenta la “macchina” intracellulare per creare energia. Un’altra parte dei radicali liberi deriva dai fattori esterni:
  • Inquinamento atmosferico.
  • Prodotti chimici svariati e numerosi contenuti nei nostri cibi e nell’acqua che beviamo.
  • Insetticidi.
  • Radiazioni di varia natura (sole, radiografie, radiazioni cosmiche, televisore, computer, ecc.).
  • Alcuni medicinali.
  • Il tabacco: i fumatori sono particolarmente esposti ed aggrediti dai radicali liberi per due motivi:
-  il fumo di sigaretta contiene una grande quantità di radicali liberi;
- l’infiammazione a carico delle vie respiratorie attira moltissimi globuli bianchi nei polmoni. Questi produrranno radicali liberi che, in presenza di ferro e rame, daranno vita ad altri radicali che a loro volta distruggeranno le cellule e favoriranno la comparsa di tumori, bronchiti croniche, enfisemi, sclerosi, fibrosi, arteriosclerosi.
·        Gli stress emotivi e fisici: l’attività sportiva moderata è auspicabile per lottare contro l’invecchiamento. Permette una migliore circolazione degli antiossidanti e quindi una loro migliore diffusione all’interno dei tessuti, purché che essi siano presenti in quantità sufficiente. Lo sport da competizione, che spinge oltre i limiti fisiologici dello sforzo fisico, accelera l’invecchiamento in particolare negli atleti ad alto livello che non modificano la loro alimentazione e non compensano (o compensano in modo non corretto) mediante l’assunzione ben mirata di integratori alimentari.


Come si difende l’organismo ?

La produzione di radicali liberi è inevitabile. L’organismo compenserà questa produzione e si proteggerà con tre mezzi:

  • Un sistema enzimatico potente. Tutti questi enzimi dipendono da oligoelementi, ossia elementi metallici presenti in scarsa quantità nell’organismo. Il primo gruppo è costituito dai superossido dismutasi (SOD). I due più importanti sono il SOD a base di rame e zinco e il SOD a base di manganese. I SOD degraderanno e bloccheranno i radicali liberi inducendo la formazione di un composto altamente tossico, H²O², più noto come acqua ossigenata. A questo punto entrerà in azione il secondo gruppo di enzimi costituito dal glutatione perossidasi a base di selenio, che trasformerà l’acqua ossigenata (H²O²) in acqua (H²O). Esistono anche altri enzimi di scarsa importanza, come le catalasi.
  • Delle molecole “kamikaze”, che si sacrificheranno cedendo elettroni a quelle molecole instabili che sono i radicali liberi. Le due più importanti sono l’acido urico e una proteina, la ceruloplasmina. Gli enzimi, l’acido urico e la ceruloplasmina sono mezzi di difesa endogeni, cioè prodotti dal nostro corpo.
  • Dei sensori naturali, che intrappoleranno i radicali liberi. Si tratta di vitamine (A, E, C, betacarotene, B), minerali (selenio, zinco, rame, manganese, ecc.), estratti vegetali (flavonoidi, clorofilla, ecc.). Contrariamente ai precedenti, questi mezzi di difesa sono detti esogeni, in quanto vengono forniti dall’alimentazione.

Questi mezzi di difesa, in particolare il sistema enzimatico antiossidante, sono molto efficaci nei primi anni di vita dell’uomo fino a quando inizia l’invecchiamento. Da quel momento, i mezzi di difesa diminuiscono progressivamente. Riflettendoci, ci rendiamo conto che l’invecchiamento inizia subito dopo che l’uomo ha o avrebbe potuto assicurarsi una discendenza. Questo significa che la natura si disinteressa completamente del nostro destino non appena abbiamo salvaguardato la nostra specie. E’ un fatto abbastanza inquietante. E poiché la natura ci ha abbandonati, dovremo trovare i mezzi per difenderci e resistere il meglio possibile all’età e alle malattie avvalendoci della nostra intelligenza e delle ricchezze naturali del mondo vivente, sia vegetale che animale.


Come rafforzare i mezzi di difesa fisiologica?

In questa lotta difensiva, possiamo intervenire su due fronti:

  • evitare, per quanto possibile, i fattori che scatenano la produzione dei radicali liberi controllando il nostro stile di vita,
  • tenere sotto controllo, il più possibile, la qualità della nostra alimentazione. Riconosco che non è affatto semplice.

Come abbiamo visto in precedenza, è quindi indispensabile proteggersi dai radicali liberi mediante un apporto di sostanze antiossidanti. L’organismo possiede dei sistemi enzimatici che agiscono solo in presenza di determinati oligoelementi: zinco, selenio, rame, manganese.
D’altra parte, esistono sostanze che intrappolano i radicali liberi: vitamine A, E, C, betacarotene, flavonoidi, iridoidi, ecc.
Sono proprio questi minerali e queste vitamine che noi dobbiamo fornire al nostro organismo attraverso l’alimentazione, ma anche attraverso l’assunzione regolare di integratori alimentari. Mi chiederete: perché assumere integratori se la nostra alimentazione è di buona qualità? Per tre motivi:
  • Da un lato, un’alimentazione perfetta non è più possibile per la maggior parte degli individui travolti, volenti o nolenti, nel gigantesco vortice creato dalla nostra società. Di conseguenza, possiamo tentare di mangiare il meno peggio possibile.
  • Dall’altro, i cibi vegetali o animali non contengono più minerali e vitamine in quantità sufficiente. I terreni trattati con pesticidi e concimi chimici sono essi stessi impoveriti di minerali e non possono che produrre vegetali carenzati e nutrire animali necessariamente carenzati. Tra questi ci siamo anche noi. Inoltre, sono contaminati dalle sostanze chimiche che, vi ricordo, costituiscono uno dei fattori esogeni di produzione dei radicali liberi. Ne consegue l’importanza di lavare abbondantemente e accuratamente la frutta e la verdura prima di consumarle. Mi vengono i brividi ogni volta che vedo gli agricoltori che fanno i trattamenti degli ortaggi indossando maschere o li raccolgono con i guanti. Quanto agli organismi geneticamente modificati, che sorprese ci riservano?
  • Infine, le tecniche ed i tempi di conservazione, di cottura e di preparazione dei cibi comportano una dispersione ed una degradazione delle vitamine, nonché la comparsa di nuove molecole che costituiscono spesso nuove fonti di radicali liberi.

Per voi è importante sapere due cose:

  • In primo luogo, quali sono esattamente le sostanze, i minerali e le vitamine che dovete consumare sotto forma di integratori.
  • In secondo luogo, in quali quantità. A questo riguardo solleviamo un punto delicato al centro di discussioni accese, spesso ostili e sempre ipocrite. Infatti, esistono norme ufficiali che fissano le quantità giornaliere consigliate alla popolazione. Queste norme hanno valenza europea per quanto riguarda i paesi dell’Unione europea, mentre gli altri paesi hanno le proprie normative. Gli organi politici e amministrativi che hanno stabilito tali norme sono dei bravissimi attori, o dei grandi ingenui, oppure delle marionette.

Infatti, qualunque scienziato sa per certo che le dosi consigliate sono generalmente non solo insufficienti, ma molto insufficienti, sia per colmare il deficit che esiste in seno alla popolazione, sia per produrre una qualsivoglia azione sulla prevenzione delle malattie e a maggior ragione per contribuire a curarle. La popolazione forse non si è resa conto che attualmente è in corso una feroce battaglia per il controllo del mercato delle vitamine e degli integratori alimentari, senza dimenticare quello degli alicinali, e per impadronirsi di questo settore. I grandi laboratori di prodotti chimici, alimentari e farmaceutici che avevano trascurato questo mercato ritenendolo erroneamente senza futuro, tentano con ogni mezzo di rimediare a tale errore di valutazione. Inoltre, di fronte alle scoperte ed ai lavori recenti, si rendono conto che “queste vitamine che non servivano a niente” se sono di buona qualità e correttamente utilizzate rischiano di ridurre il numero di pazienti e dunque le vendite dei medicinali. La risposta è semplice, fare in modo che gli integratori alimentari non siano più efficaci. Ciò significa ottenere regolamenti che consentano solo dosaggi ridicolmente bassi e quindi inefficaci. Un altro mezzo a cui ricorrono è la disinformazione della popolazione, spesso tramite sperimentazioni incomplete, discutibili o effettuate su gruppi che non rispettano le norme scientifiche. Se tali sperimentazioni fossero presentate dai loro avversari, verrebbero immediatamente respinte. Poiché la maggior parte degli esperti ufficiali sono alle loro assolute dipendenze, non c’è nulla di più facile che mettere sotto chiave il sistema (Science et vie, marzo ‘99). Per ogni vitamina, minerale o altra sostanza vi indicheremo le quantità efficaci. Vi daremo consigli sulla qualità degli integratori alimentari e vi insegneremo a leggere le etichette per saper scegliere.



La verità sugli apporti quotidiani raccomandati (AQR)

Il primo concetto ovvio, ma che molti scienziati conservatori e cocciuti stentano ancora ad ammettere, è che l’alimentazione non è più sufficiente per fornire la necessaria quantità di vitamine e minerali all’insieme della popolazione. Eppure, le ragioni di questo dato di fatto  sono facilmente comprensibili: enorme diminuzione del dispendio fisico dovuta ai progressi tecnologici, alla meccanizzazione e riduzione del lavoro, agli elettrodomestici, il tutto non controbilanciato dall’attività sportiva.
Di conseguenza, gli apporti calorici sono stati diminuiti. In Francia, ad esempio, la popolazione ha ridotto del 15% il consumo tra il 1965 e il 1981. Al minore apporto di calorie si accompagna un minore apporto di vitamine e minerali. All’opposto, è aumentato l’apporto di grassi e zuccheri, che sono due elementi molto poveri di vitamine.

D’altra parte, i cibi consumati hanno subito trattamenti industriali: lavaggi, pelatura, raffinazione, pastorizzazione, precottura, o addirittura irradiazioni che fanno perdere loro oltre il 70% del contenuto vitaminico.

I cibi sono già in partenza impoveriti dalle tecniche di produzione: concimi sintetici, pesticidi, erbicidi, raccolta prima della maturazione, frigo e congelatori, conservanti, ecc.
Malgrado questi fatti evidenti e gli studi scientifici pubblicati in tutto il mondo, l’idea che l’alimentazione non basta più a coprire i fabbisogni minimi è difficile da far ammettere ad alcuni enti governativi ed a molti medici ancora impregnati di dogmi antiquati.
Tuttavia, bisogna guardare in faccia la realtà ed informarne la popolazione e, quanto meno, avvisare coloro che rivendicano la giusta informazione e sanno farne buon uso.

Il secondo concetto è ancor più difficile da far ammettere: gli apporti quotidiani consigliati sono ampiamente sottovalutati. A cosa è dovuto un simile errore di valutazione?

Molto semplicemente, è dovuto alla mancanza di rigore scientifico, e questo si spiega facilmente:

  • Gli studi volti a fissare i livelli degli apporti consigliati sono privi di valore scientifico, o perché si tratta di studi metabolici che non hanno alcun significato in relazione ai fabbisogni a lungo termine, o perché riguardano soltanto campioni non rappresentativi della popolazione. I responsabili sono restii ad accettano il dialogo, però sono sempre ai vertici dei comitati di controllo.
  • I valori vengono definiti e decisi con il metodo del fatto compiuto da comitati che deliberano a circolo chiuso e, anche in questo caso, non viene prevista né accettata alcuna discussione con altri specialisti. E’ lecito porsi degli interrogativi quando si scopre che la maggior parte dei componenti di tali comitati sono stipendiati o dipendenti dei laboratori farmaceutici.
  • Gli apporti consigliati non tengono minimamente conto dell’azione preventiva a lungo termine delle vitamine e dei minerali.
  • Non tengono mai conto delle variazioni dei fabbisogni in funzione della crescita, dell’età, della gravidanza, dell’allattamento, della menopausa, di una dieta, delle stagioni e delle variazioni di temperatura, della pratica di uno sport, di un’infezione, dell’assunzione di cortisone o della pillola, del tabacco, del consumo di caffè o alcol, dell’habitat, degli stress, dell’esposizione al sole, dell’inquinamento, delle malattie in corso, della razza di origine dell’individuo, ecc. Un bel po’ di fattori, non vi pare?

I discorsi allarmisti di alcuni scienziati e medici che ci capita di leggere sempre più spesso sui quotidiani, secondo cui dosi superiori di AQR sono pericolosissime, farebbero sorridere se non costituissero una manipolazione molto grave. Si tratta di disinformazione che non esito a definire disinformazione abietta. Fortunatamente, esistono ancora alcuni scienziati e ricercatori “indipendenti” o onesti che resistono ancora alle pressioni dei grandi trust industriali.

La conclusione pratica è che siamo obbligati a consumare integratori alimentari, e in grande quantità, se vogliamo avere una buona efficacia non solo sul piano della prevenzione delle malattie e dell’invecchiamento ma anche, più semplicemente, sullo stato di salute e di forma del nostro organismo. Certo, bisogna controllare la qualità di questi integratori alimentari, e questo è un altro problema di cui parleremo in seguito.

Perché le molecole naturali sono superiori rispetto a quelle sintetiche ?

Probabilmente per moltissime ragioni note o ancora da scoprire. Attualmente ne conosciamo almeno due che sono essenziali e quindi indispensabili, non se ne abbiano a male i sostenitori del sintetico.

  • La molecola naturale ha una struttura leggermente diversa dalla molecola di sintesi in quanto quest’ultima è una copia modificata, per motivi talvolta tecnici, e comunque sempre per motivi legali riguardanti la concessione di un brevetto. Ebbene, il nostro organismo è costituito in modo tale da riconoscere le sostanze di cui ha bisogno. Per farlo, dispone di un sistema ultraperfezionato di recettori specifici che si trovano soprattutto sulla superficie delle membrane cellulari. Tali recettori riconoscono con precisione la forma “spaziale” delle molecole interessate e raramente si sbagliano. Le copie modificate di sintesi saranno quindi rifiutate dai recettori 8 volte su 10. Questo spiega perché i ricercatori abbiano (ovviamente) costatato che a parità di dosaggio le vitamine naturali sono molto più efficaci delle loro copie. Possiamo affermare, senza timore di essere smentiti, che l’azione della vitamina naturale è almeno 5 volte superiore rispetto alla vitamina sintetica.





Comment aider les patients sous traitements oncologiques

« Vous avez un cancer! »
 L’annonce du diagnostic est un coup de tonnerre dans un ciel bleu!
Peu d’individus sont alors capables de penser et de raisonner sainement, et c’est normal. Mais ceci ne fait que compliquer les choses.
La première  réaction du patient, on ne peut plus humaine, est celle de vouloir se débarrasser le plus vite possible de cette tumeur que l’on vient de découvrir. Première erreur!
La réaction du médecin qui la découvre est de pratiquer immédiatement et systématiquement une biopsie. Deuxième erreur!
Nous allons nous expliquer immédiatement sur ces deux points extrêmement importants. 

On a pu déterminer que la phase préclinique dure en moyenne :

9 ans pour le cancers du sein
7 ans pour un cancer papillaire de la thyroïde
8 ans pou un EOA du poumon
14 ans pour une tumeur du pancréas
10 à 70 ans pour un adénocarcinome

On peut donc immédiatement se poser des questions sur le bien fondé des campagnes de dépistage soit disant précoce, en particulier celle de la mammographie systématique. Un petit cancer de 1 cm est déjà un cancer de 10 ans.

Vous n’avez donc pas à vous précipiter.
 Prenez le temps de réfléchir, de choisir votre équipe médicale, de prendre conseil auprès de plusieurs spécialistes s’il le faut.

Ceci ne veut pas dire qu’il faut attendre des mois! Mais quelques jours ou quelques semaines (s’il n’y a pas eu biopsie) n’ont pas de conséquence.

S’il n’y a pas eu encore biopsie? Pourquoi cette condition?

Le problème épineux de la biopsie se pose en effet :

Est-elle nécessaire?

Est-elle dangereuse?

Pourquoi est-elle obligatoire? On ne peut discuter le fait que l’examen histologique soit l’examen le plus fiable , malgré ses grosses carences, pour affirmer un diagnostic de cancer.

Mais d’un autre côté, on ne peut pas discuter non plus le fait que la biopsie représente un danger pour le patient. Les preuves existent n’en déplaise à ceux qui nient cette évidence.

Une étude américaine, en 1998, a étudié et suivi pendant 2 ans plus de 400 cas de patients ayant subi une biopsie. Les conclusions sont à ce point inquiétantes que leur publication a été mise « sous l’éteignoir » et le livre de leur auteur  « What is biopsy and Cancer » ( David J. BOLLINS), censuré. Poussées évolutives, dégénérescences de tissus métaplasiques, ensemencements des trajets de l’aiguille de prélèvement, sans parler du manque de fiabilité  dont nous avons parlé, y sont notés.

La recherche fondamentale a déjà en grande partie expliqué les raisons  d’être particulièrement prudent avant de pratiquer des biopsies répétées et multiples.
Il existe au moins trois raisons pour discuter  une biopsie:

1.     Les hématomes provoqués obligatoirement par une ponction ou une biopsie entraine la mort de nombreuses plaquettes libérant ainsi du PDGF, une atteinte des fibroblastes libérant du FGF et du IGF (insuline-like).,  qui sont autant de facteurs de croissance pouvant provoquer une flambée évolutive.
2.     L’effraction accidentelle de la membrane basale des tissus envahis peut permettre aux cellules malignes d’envahir plus facilement et plus rapidement les tissus sous-jacents vascularisés.
3.     L’agression du tissu tumoral engendre des migrations cellulaires dans la circulation comme l’ont signalé de nombreux auteurs FISHER, TURNBULL, GOLODIE COLOMBO, CARVAHLO, WARREN-COLE , sans oublier R.HEUBERVAL qui dans son livre « cellules cancéreuses et insolites du sang circulant (préface de Jean BERNARD) écrit:
       « Toute manipulation ou agression tumorale doit être considérée comme dangereuse»

Alors, la biopsie est-elle nécessaire?
Sur le plan juridique, oui.

Sur le plan scientifique et médical plusieurs cas de figure existent.

                   L’examen histologique reste actuellement le moyen le plus sur pour diagnostiquer  la malignité d’une tumeur, même si les techniques de prélèvement et l’examen histologique lui-même ne sont pas infaillibles. Nous sommes d’accord sur ce principe.
                   Mais , le rendre systématique d’une part, et d’autre part répétitif et enfin le pratiquer sans prendre de précautions préalables, pouvoir pratiquer des biopsies extemporanées en salle d’opération et ne pas le faire, là nous ne sommes plus d’accord.
                   Dans bien des cas cette biopsie est inutile et ne sert qu’à satisfaire la curiosité scientifique.
                   On va bien sûr me rétorquer que sans un examen histologique on ne peut décider d’un protocole thérapeutique. Dans 80% des cas c’est faux et la démonstration est facile, s’il faut le faire pour certains qui en douteraient.

-La loi nous oblige de pratiquer une biopsie. Un médecin sera condamné systématiquement s’il n’a pas pratiqué cet examen s’il y a procès ou enquête du conseil de l’ordre en cas d’intervention chirurgicale ou de traitement: radiothérapie ou chimiothérapie.

-Connaissant les travaux de la recherche fondamentale et les réalités cliniques ceci est regrettable, mais c’est hélas la réalité et, pour l’instant, nous ne pouvons que nous plier face à la puissance du pouvoir médical en place.

-Traiter avant une ponction ou biopsie reste la solution la moins mauvaise, soit par une chimiothérapie adaptée, soit par anti-angiogénèse ou encore  par un traitement antihormonal si le cas le permet.

Ce que je reproche donc à mes confrères , ce n’est pas le fait de faire des biopsies, mais de les pratiquer sans discernement, de façon systématique et surtout sans précautions, oubliant ou ignorant des connaissances acquises mises à notre disposition par une recherche fondamentale qui progresse.

Mon maitre , le professeur Lucien Israël écrit dans « Cancer aujourd’hui »:

«  Des connaissances réelles, opérationnelles, acquises ces dernières années dans le traitement des cancers sont niées et la plupart des malades sont traités comme si elles n’avaient pas été acquises. »
Résumons nous:

1.     Vous avez le temps.
2.     Choisir son équipe.
3.     Demander un traitement de protection avant toute biopsie ou mieux, lorsque c’est possible, une biopsie extemporanée.

Mais annoncer «  Vous avez un cancer » c’est bien plus que «  Vous avez une maladie grave » et plus encore que « Vous avez une maladie possiblement mortelle. »

Dans le contexte culturel qui est le notre, c’est lui promettre l’enfer, c’est lui infliger un traumatisme énorme.

Il faut démystifier la maladie cancéreuse. Le cancer doit occuper la même place dans la conscience collective que les autres maladies dont on peut mourir.


Cette démarche est la première victoire contre le cancer que vous devez remporter, mais cela est aussi une victoire sur vous-même, combien nécessaire, car elle signifie que vous voulez vous battre et vivre.

Quant aux médecins qui vous traitent, eux aussi, doivent remporter leur première victoire face à la maladie cancéreuse: réaliser qu’ils peuvent lutter pied à pied avec un cancer même s’ils ne peuvent le terrasser du premier coup par le bistouri ou la radiothérapie.
Oui, on peut vivre longtemps avec un cancer . Le pessimisme , le sentiment d’impuissance est trop souvent rencontré chez les spécialistes du cancer dés qu’apparaissent des métastases ou des complications satellites et même parfois avant. C’est ainsi qu’ils choisissent l’abstention thérapeutique souvent trop vite au lieu de prendre conscience que les résultats thérapeutiques seraient autrement satisfaisants si les connaissances déjà acquises étaient mises en pratique.

« Le médecin doit avoir le courage de croiser le fer avec la maladie au lieu de fuir le combat ». Lucien ISRAEL. 

Il faut que le cancer ne soit plus la maladie tabou!

Pourquoi des médecins accepteraient le défi de maladies aussi graves que les insuffisances cardiaques, rénales, respiratoires , maladies qui provoquent autant de décès annuels et que les cancérologues renoncent au combat?

Pour livrer au mieux ce combat il faut que le malade, les médecins, la famille fassent corps, constituent une équipe .

Le combat sera long, parfois difficile, et les erreurs faciles. Je citerai de nouveau une parole de L.ISRAEL:

« Il s’agit d’une partie d’échec. Le problème est que la maladie part avec les blancs donc avec un coup d’avance. Une erreur risque d’être fatale. »

Comme je vous l’ai dit au début, la maladie cancéreuse est la plupart du temps découverte assez tardivement.
Ni la biologie, ni la radio, ni l’échographie, ni le scanner, ni la RMN, ni le PET SCAN, ne permettent un diagnostic vraiment précoce, malgré tout ce que l’on peut raconter.
Aussi, lorsque l’on diagnostique une tumeur, les risques de métastases sont grands , même si nous ne les voyons pas, même si les ganglions prélevés sont négatifs.
Ceci a pour conséquence qu’un traitement général est la plupart du temps nécessaire. Et traitement général sous entend CHIMIOTHERAPIE.
En effet, la CHIRURGIE et la RADIOTHERAPIE sont des traitements locaux qui ne peuvent avoir une action générale.
Bien que, malheureusement, ce ne soit pas encore dans la routine , la CHIMIOTHERAPIE NEO-ADJUVANTE, c’est-à-dire avant la chirurgie et la radiothérapie, est la solution thérapeutique la plus logique.

«  L’urgence en cancérologie, ce n’est pas d’opérer, mais c’est de traiter les micro métastases. » Prof. POUYARD Institut Curie.

La chimiothérapie est une thérapie lourde, surtout comme elle est appliquée dans les hôpitaux.
De plus , aucun traitement de soutien n’est ni administré ni conseillé. Les médecins généralistes ne sont pas formés par nos facultés pour prendre en charge le patient cancéreux sous traitement. C’est par leurs réflexions personnelles qu’ils aident parfois les malades.




QUELQUES QUESTIONS :

QUE FAIRE SOUS RADIOTHERAPIE?

      Et d’abord ce qu’il ne » faut pas faire:
      - Prendre les anti oxydants.
      - Ne pas s’exposer au soleil
      - Contact avec les enfants jeunes

      Se passer localement chaque soir du gel GAMMACOMPLEX plus efficace que les pommades proposées par les services de radiothérapie.
      Prendre tous les jours 2 capsules de DELTA A .
      Prendre tous les jours VITIGIN COMPLEX qui augmente la microcirculation.
      Si l-œsophage est dans le champs d’irradiation prendre tous les matin avant la séance un bol de bouillon des 4 céréales dit d’Hippocrate.
      15 jours après la fin de la radiothérapie reprendre les anti oxydants et surtout le GLUTATHION.
      Le Dr. TUBERY et Fondation Solidarité ont également a disposition des plantes africaines intéressantes à utiliser .  

COMMENT SUIVRE L’EVOLUTION DE LA MALADIE OU L’EFFET DES THERAPIES?

Les marqueurs classiques et l’imagerie sont malheureusement souvent peu parlants ou tardifs.

Des examens permettent d’avoir une vision un peu plus précoce même s’ils ont eux aussi leurs limites. Ils sont souvent très utiles. Il faut s’adresser à des médecins qui les connaissent.

STP TEST
BILAN VERNES
CEIA

Et maintenant, je ne puis clore mon exposé sans aborder l’alimentation, c’est évident.
Avant toute chose, je voudrais faire quelques remarques qui me paraissent fondamentales avant que nous abordions des études portant sur un organisme vivant et en particulier sur le corps humain et sa physiologie, par le biais de son alimentation.

1.     « En médecine on n’est jamais sur que ce qu’on manipule est bien deux ».
2.     Il n’existe pas 2 hommes semblables, deux êtres identiques sur la terre.
3.     La multiplicité des substances intervenant dans l’équilibre d’un être vivant rend problématique toute expérimentation et rend difficile toute évaluation réelle. Ayez toujours à l’esprit la parole de PARACELSE: « En dehors de la chimie vous tâtonnerez dans les ténèbres ».
4.     Il ne faut plus parler du cancer mais des cancers, tous différents eux aussi.
5.     Il ne faut pas perdre de vue qu’il y a dans l’organisme d’un animal dit supérieur, comme l’homme, plusieurs dizaines de milliers d’enzymes intervenant chacune dans le métabolisme d’une substance particulière et que les produits nouveaux engendrés par cette réaction peuvent influer et moduler les réactions enzymatiques et aboutir ainsi à la formation de produits différents.

Ceci permet de comprendre immédiatement: 1- combien l’équilibre alimentaire peut intervenir dans les modalités fonctionnelles d’une cellule, d’un organe, mais aussi dans les désordres provoqués par un facteur pathogène.
2- Mais aussi, qu’il faut éviter les raisonnements trop simplistes et surtout sectaires, en d’autres termes rester humble.

Je comprends le désarroi d’un patient qui, passant d’un médecin hospitalier qui lui dira (en général) de manger ce qu’il veut, à un généraliste qui ne sait pas trop, à son homéopathe qui lui conseillera le régime du dr. Kousmine (par exemple), et qui ensuite lira le livre du dr. Seignalet, du pr. Joyeux, ou du dr. Servan-Schreiber et sans oublier bien sur celui  du prof. Khayat ou encore de l’instinctothérapie, puis rencontrera un ami qui pratique la macrobiotique, sera invité chez un cousin végétarien, et enfin entendra parler à la télévision du régime sans polyamines. Mettez-vous à sa place!
J’aimerais donc que nous tentions de mettre un peu d’ordre dans tout cela.

Et pour mettre de l’ordre il faut d’abord revenir aux travaux de la recherche fondamentale et puis, au moment de donner une opinion , tenter de rester logique et éviter les 2 écueils dont j’ai parlé précédemment: tomber dans le simplisme et surtout le sectarisme.
Car, une chose est d’énoncer tous les besoins à satisfaire pour assurer une alimentation qui épargne et prévient dans la mesure du possible les cancers, autre chose est de le réaliser.
La première chose que je proposerai est de définir ce qu’est en fait un organisme cellulaire.
MONTAGNIER le définit comme des cellules qui baignent dans de l’eau de mer.
Notre corps est fait de 70% d’eau. Il existe dans une cellule 1 molécule de protéine pour 10.000 molécules d’eau.
Aussi, je pense que l’eau par ses propriétés, physiques, chimiques, mécaniques et surtout électromagnétiques joue un rôle d’une importance capitale qui est sous-estimé, oublié , ignoré , parfois dénigré par la plupart de ceux qui parlent d’alimentation. Pour notre part, nous y reviendrons longuement.
La recherche scientifique l’a démontré:
l’encrassage extracellulaire et intracellulaire est la cause principale de la genèse des cancers mais aussi de la majorité des grandes maladies.